Dopo anni di tassi sottozero, liquidità a pioggia e stimoli di ogni genere da parte delle banche centrali, nel 2022 la musica sembra essere cambiata.
L’anno nuovo sui mercati si è aperto all’insegna della volatilità e col trascorrere dei mesi la situazione non ha fatto che peggiorare: inflazione, guerra e covid-19 continuano a tenere alta la tensione. La storia ci insegna che questi momenti non sono rari sui mercati e che il comportamento dell’investitore può fare la differenza, trasformando quello che sembra negativo in un’opportunità.
26 Luglio 2012, 10 anni fa.
Mario Draghi, presidente BCE pronuncia il famoso discorso “whatever it takes”, con cui annunciava che la banca centrale europea avrebbe fatto qualunque cosa (costi, quel che costi) per preservare l’Euro e i paesi membri. Quel discorso ha rappresentato oltre che pietra miliare nella storia europea, anche un preludio a una politica monetaria caratterizzata da bassi tassi (anzi spesso negativi), liquidità a pioggia e acquisti massicci di titoli dei stati membri (il c.d. Quantitative Easing o allentamento monetario)
Il Quantitative Easing europeo, è arrivato qualche anno dopo nel 2015, in seguito all’avvio di programmi simili in Giappone, Usa e Regno Unito. Tassi sottozero e acquisti di titoli da parte delle banche centrali hanno caratterizzato la politica monetaria degli ultimi 10/15 anni praticamente in tutto il mondo.
Queste politiche hanno il pregio di stimolare l’economia permettendo a famiglie, imprese e Stati di indebitarsi a basso costo e di creare sviluppo, crescita, lavoro.
Il rischio è quello di creare inflazione, surriscaldando l’economia, ma negli ultimi anni di inflazione se n’è vista gran poca, soprattutto per lo sviluppo tecnologico, il basso costo delle materie prime e la globalizzazione.
Insomma bassi tassi, bassa inflazione, crescita e lavoro: il migliore dei mondi possibili, qualcuno lo ha chiamato “goldilocks” (trad. riccioli d’oro)
Questa situazione poteva durare all’infinito?
Una delle prime regole che insegnano all’università quando studi finanza è che “non esistono pasti gratis” e prima o poi i conti vanno pagati.
2020: pandemia di Covid-19, lockdown, blocco di interi settori produttivi, recessione.
La risposta delle banche centrali e dei governi è immediata e massiccia: iniezioni di ulteriore liquidità, tassi bassi, acquisto di titoli, soldi a pioggia a interi settori produttivi.
I mercati reagiscono bene, i consumi volano, il Pil rimbalza: il peggio sembra passato.
Purtroppo, come quando in autostrada si riparte dopo un incidente, non tutte le macchine si muovono contemporaneamente e per smaltire la coda ci vuole un po’ di tempo. Allo stesso modo, dopo il covid, hanno iniziato a scarseggiare molte materie prime, componenti elettroniche, semilavorati, questo ne ha fatto salire i prezzi e ritardare i tempi di consegna. Quindi a fronte di una domanda in crescita, i prodotti non venivano consegnati. Si innesta una spirale di prezzi al rialzo: se vuoi un bene lo devi pagare anche 10 volte tanto e comunque devi aspettare per riceverlo. A questo nel 2022 si aggiunge l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il cui tempismo non è casuale e porta un’ulteriore fiammata dei prezzi, soprattutto di energia e materie prime.
L’inflazione vola e si avvicina pericolosamente alla soglia psicologica del 10%, le banche centrali, Fed in testa, sono obbligate a correre frettolosamente ai ripari rialzando i tassi, quando ormai forse è troppo tardi.
Prima si parlava di 3 rialzi, poi di 4, ora addirittura di 8: sui mercati è il panico. Sull’azionario a soffrire di più sono le aziende che devono fare maggior ricorso al debito, ma la vera catastrofe è su obbligazioni e titoli di stato: il BTP perde oltre il 20%
Negli ultimi 40 anni il mercato obbligazionario globale è stato negativo solo 3 volte, l’anno peggiore era stato il 1994 con un -2,9%. Quest’anno siamo a -12,1 %: una cosa mai vista. I tassi in forte rialzo e l’aspettativa di ulteriori rialzi fa crollare i prezzi delle obbligazioni a basse cedole comprate negli ultimi anni.
Jamie Dimon, capo di JP Morgan ha parlato di un uragano finanziario.
Rendimenti del mercato obbligazionario mondiale negli anni
Il BTP ha perso il 24% in un anno
Quindi? Che fare? E’la fine del mondo?
Non è la fine del mondo, è il ritorno alla normalità, forse un po’ brusco ma un ritorno alla normalità. Per 10 anni abbiamo vissuto in un mondo fatato, con dei prezzi drogati, in cui era difficile distinguere dove c’era valore da dove non c’era.
E’ normale un mondo in cui quando presto soldi ricevo in cambio un tasso d’interesse positivo, piuttosto che uno negativo. E’ normale che i prezzi salgano in base alle dinamiche di mercato di domanda e offerta. E’ normale che chi ha fatto debito per investire e creare sviluppo nel proprio paese sia premiato da spread più bassi rispetto a chi ha utilizzato il debito a basso costo per fare spesa corrente e assistenzialismo.
Lo so, può sembrare cinico, ma il ritorno alla normalità, porta anche il ritorno del merito, la distinzione tra un buon investimento ed uno cattivo, tra debito buono e debito cattivo, tra aziende solide e aziende decotte tenute in vita dagli aiuti di Stato.
In un primo momento c’è la sorpresa, lo shock, lo smarrimento, la paura, ma poi il ritorno alla serenità, alla razionalità, ci farà scoprire che ci sono un sacco di opportunità
In un primo momento il mercato penalizza tutto, ma poi si torneranno a guardare i fondamentali e ci si accorgerà che ci sono una sacco di investimenti di qualità a prezzo scontato,
Il mondo non sta finendo, anzi. Negli ultimi 20 anni e nei prossimi 20, l’umanità conoscerà più cambiamenti che negli ultimi 2000. Il progresso della tecnologia rivoluzionerà il nostro modo di vivere, lavorare, comunicare, viaggiare, curarci, divertirci, ecc.
Tra poco più di un decennio viaggeremo solo su auto elettriche a guida autonoma, studieremo e lavoreremo nel metaverso, la spesa la farà direttamente il nostro frigorifero. In Asia entreranno a far parte della classe media un miliardo di persone che usciranno dalla povertà. Si scopriranno cure per malattie finora ritenute incurabili.
Siamo nel pieno della quarta rivoluzione industriale, di fronte ad un’era di benessere, salute e progresso inimmaginabile fino a pochi anni fa.
E’ un fenomeno inarrestabile che nessuno potrà rallentare.
Incontrando per lavoro, gestori di fondi, imprenditori, scienziati ho modo di vedere ogni giorno quanti progetti incredibili prenderanno vita nei prossimi anni.
Alla luce di ciò non si può che essere ottimisti. Alla fine l’umanità è sempre andata avanti, superando tutte le crisi. I mercati sono sempre cresciuti, conoscono brevi momenti di calo violento e poi ripartono nel loro corso normale, che è in salita.
A volte mi chiedono quando sia il momento giusto di investire, la mia risposta è SEMPRE, perché il mercato nel lungo termine sale sempre.
Se però me lo dovessero chiedere adesso, aggiungerei che se il momento giusto per investire è sempre, dopo un forte calo lo è ancora di più, perchè c’è la possibilità di acquistare gli stessi titoli di qualità a 20%/30% o anche al 50% di sconto rispetto allo scorso anno.
Il mercato premia chi è paziente e coraggioso, premia chi riesce a mantenere la calma in questi momenti di calo, acquistare sui ribassi, aspettando i successivi rialzi, che prima o poi arrivano.
Le performance di un portafoglio d’investimento si costruiscono specialmente nei periodi di calo, continuando a comprare a prezzo scontato nei momenti di pessimismo, non quando i mercati sono sui massimi e regna l’euforia
Nella scorsa newsletter scrivevo “Viviamo anni di grandi cambiamenti, non sappiamo cosa ci riserverà il 2022, ma qualunque cosa dovesse accadere, dovremo essere pronti ad affrontarla e trasformare ogni sfida in opportunità”
Eccoci qui, il 2022 è arrivato, portando con sé numerose sfide, ma anche tante opportunità, sta a noi decidere se siamo pronti a coglierle.
Marco