8 consigli per costruire una strategia previdenziale personalizzata e vivere una vecchiaia serena.
Cosa c’entra l’ideatore della madre di tutte le truffe con il nostro sistema pensionistico? Proprio nei giorni in cui i politici litigano in TV su quello che sarà il dopo “quota 100”, ho ritenuto utile far luce sul funzionamento del sistema previdenziale italiano, in modo che ciascuno possa prendere delle decisioni consapevoli su come affrontare il momento in cui cesserà di lavorare.
Parlando con le persone, vedo che molti immaginano l’INPS (o comunque la previdenza obbligatoria) come un grosso salvadanaio in cui versiamo dei quattrini durante la vita lavorativa, che ci verranno restituiti al cessare di questa attività. In effetti nei primi anni di vita dell’INPS era così: l’Italia aveva un sistema c.d. “a capitalizzazione”, in cui i contributi versati venivano rivalutati e si trasformavano in prestazione al termine della vita lavorativa. Nel 1947, però, ci si rese conto che l’inflazione distrusse il valore accantonato, perciò si preferì passare ad un sistema “a ripartizione” in cui le pensioni vengono pagate dai contributi dei lavoratori attivi, che a loro volta le riceveranno dai lavoratori più giovani e così via, in quello che viene chiamato un “patto intergenerazionale”.
La similitudine con le truffe basate sullo “schema Ponzi” è tanto evidente quanto inquietante. A inizio novecento, l’italo-americano Charles Ponzi aveva ideato un sistema “d’investimento” in cui prometteva lauti interessi agli aderenti, che però venivano pagati con i capitali apportati dai nuovi investitori, che erano sempre numerosi perché attirati da promesse di rendimento allettanti. Lo schema funzionava e attirava sempre più malcapitati che, apportando nuove risorse, permettevano di pagare gli interessi ai vecchi investitori. Purtroppo ad un certo punto qualcosa si inceppa, non si riesce a onorare le promesse, gli investitori spaventati chiedono indietro il denaro versato e ci si accorge che questo non c’è più perchè non è stato realmente investito, ma solo usato per pagare interessi.
Il sistema a ripartizione, come la truffa ideata da Ponzi, funziona molto bene finchè ci sono tanti che pagano e pochi che ricevono. Questa è la situazione dei paesi emergenti (l’Italia del boom economico del dopoguerra), dove ci sono tanti giovani lavoratori e pochi pensionati, non è certo la situazione dell’Italia di oggi. Oggi i pensionati sono tantissimi (i cosiddetti baby boomers, nati nel dopoguerra), la vita media si è molto allungata, mentre i giovani sono pochi, molti dei quali disoccupati, con lavori precari, carriere discontinue o addirittura costretti ad emigrare all’estero. Lo stesso presidente dell’ISTAT Blangiardo, ha recentemente dichiarato che se dovessero continuare le attuali dinamiche demografiche, l’Italia si troverà con 32 Milioni di abitanti, anziché gli attuali 60.
Come fa un Paese che fa 1,31 figli per donna, senza giovani, a pagare le pensioni a così tanti anziani?
Le politiche pubbliche vanno in direzione opposta a quello che dovrebbero. L’ultima trovata dei nostri politici è stata quota 100, un misura costosissima, che fa appesantire il debito pubblico italiano e quindi ancora una volta il futuro dei giovani.
Il focus di chi ci governa non dovrebbe tanto essere sul mandare in pensione un anno prima o un anno dopo i lavoratori, ma pensare ai giovani, che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 e che andranno (tardi) in pensione con assegni minimi.
Col passaggio al sistema contributivo puro, si stima che un dipendente andrà in pensione con circa la metà del suo ultimo stipendio, mentre un lavoratore autonomo difficilmente supererà il 30%.
Inoltre, la legge Fornero fissa l’età pensionabile di vecchiaia a 67 anni di età e 20 anni di contributi, ma per chi ha iniziato dopo il 1996, si aggiunge un terzo requisito, cioè il raggiungimento di un assegno pensionistico pari almeno 1,5 volte la pensione sociale.
Perciò, chi ha carriere discontinue e stipendi bassi, potrebbe essere costretto a rimanere al lavoro ben oltre i 70 anni! Altro che quota 100…
Ci aspetta quindi una vecchiaia di miseria e di stenti? Non necessariamente, a patto di prendere coscienza della situazione e attivarsi da subito per trovare delle soluzioni.
Qui di seguito otto consigli, per iniziare a mettere a punto una propria strategia previdenziale
Fare un check-up della propria situazione contributiva
Innanzitutto chiedere aiuto ad un consulente finanziario, esperto di pensioni, per analizzare la propria situazione contributiva. Infatti, ognuno avrà una storia lavorativa e contributiva diversa, per cui andranno studiate soluzioni diverse e personalizzate.
Sfruttare le varie possibilità offerte dalla normativa
Per qualcuno potrebbe convenire il ricongiungimento, la totalizzazione o il cumulo dei contributi versati presso gestioni o enti previdenziali differenti.
Per altri potrebbe essere conveniente valutare il riscatto (magari anche solo parziale) degli anni anni di laurea, oppure il riscatto gratuito del servizio militare. A volte può bastare poco per passare dal regime retributivo a quello misto, con importanti vantaggi.
Studiare il gap previdenziale e la cifra da accumulare per colmarlo
Fare una stima dell’importo pensionistico che riceveremo per capire quanto sarà il differenziale che andrà colmato per mantenere il tenore di vita desiderato.
Scegliere il miglior strumento per accumulare il capitale necessario
Fondi negoziali, fondi pensione aperti, PIP, polizze, gestioni patrimoniali, fondi comuni… . A seconda della situazione di ogni singolo, si sceglie lo strumento più adatto per costruirsi una vecchiaia serena.
Sfruttare i benefici legali e fiscali offerti oggi dagli strumenti di previdenza complementare
Deducibilità fiscale, esenzione dalle imposte di bollo, esclusione dall’Isee, tassazione di favore degli interessi maturati e delle prestazioni sono solo alcuni dei vantaggi offerti oggi per favorire l’adesione alla previdenza integrativa.
Sfruttare la crescita dei mercati
Un anziano vicino alla pensione sceglierà strumenti più prudenti, mentre un giovane con davanti molti anni dovrà preferire linee di investimento più dinamiche.
Monitorare la situazione e apportare eventuali correttivi
Monitorare non solo l’andamento dei mercati, ma soprattutto le opportunità offerte da una normativa in continuo mutamento. Ogni anno c’è qualche modifica legislativa che può creare opportunità, da cogliere al volo per migliorare la propria situazione previdenziale
Avvalersi di una guida esperta al proprio fianco
Le tematiche previdenziali oltre ad essere particolarmente complesse, sono in continuo mutamento.
Oggi più che mai è importante affidarsi ad un consulente finanziario aggiornato e specializzato su queste tematiche, perché avere una corretta strategia previdenziale, può davvero fare la differenza.
Infatti, fare o non fare le mosse giuste in campo pensionistico può significare avere una differenza di centinaia di migliaia di Euro in più o in meno, differenza che difficilmente si può realizzare in altri ambiti d’ investimento.